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Chiesa di San Nicolò di Bari

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Cultura Arte e Cultura

Chiesa di San Nicolò di Bari

La chiesa di San Nicolò da Bari è la parrocchiale di Poggio San Marcello, in provincia di Ancona e appartenente alla Diocesi di Jesi.
Chiesa di San Nicolò di Bari

Dettagli

PZA del Comune 5
Aperto

STORIA
Già verso la fine del XII secolo la comunità di Poggio San Marcello venerava come patrono San Nicolò da Bari, al quale dedicò un oratorio presso l’allora unica porta d’ingresso al borgo (quella che oggi sorge attigua alla chiesa); sfruttando un periodo nel quale il castello e il comune erano in via di sviluppo. La chiesa intitolata al santo protettore sorse all’interno del Castello verso la metà del secolo successivo mentre dalla metà del Quattrocento si documentano notizie della Cappella di San Nicolò. Quest’ultima subì la vera e propria mutazione nel XVI secolo, in quanto da fonti letterarie si reperiscono notizie dell’edificio religioso come parrocchia del paese.

La ricostruzione ex novo fu progettata nel 1763 su disegno Nicola Maiolatesi di Jesi e Mattia Capponi di Cupramontana in stile tardobarocco e costruita su di un terreno adiacente alla precedente ove ora vi è la piazzetta della canonica. Fu consacrata nel 1772, anche se i lavori per la parte decorativa si protrassero per oltre un decennio. Dopo il sisma del 1997 furono avviati lavori di restauro e consolidamento e venne riaperta al culto il 13 gennaio 2002.

La chiesa sorge all’interno del Castello di Poggio, sulla fine della via principale di fronte al Palazzo Comunale. Malgrado l’impianto ad un’unica navata, si caratterizza per le sue notevoli dimensioni; con un imponente impatto scenico in sopraelevazione sul piccolo borgo.

L’interno si compone di quattro altari laterali, dedicati rispettivamente al Crocifisso e al Sacro Cuore di Gesù (i due di sinistra) ed a San Giuseppe e all’Immacolata Concezione (i due di destra).

La pala d’altare è una dimostrazione della sopracitata conservazione di elementi caratteristici del XVII secolo: si tratta della “Madonna con Bambino e Santi”, prima opera firmata dal pittore jesino Antonino Sarti (1580-1647) nel 1603. Alla sua sinistra si trova un affresco dei secoli XIV-XV raffigurante la Crocifissione, staccato dall’antica chiesa di San Marcello ed ora conservato in quella parrocchiale.

L’interno barocco.
L’accurata procedura di ristrutturazione e ripulitura dai segni del tempo è visibile sulla cantoria, con balconata decorata da motivi allegorici e floreali, mentre il battistero è opera dello scultore romano Angelo Melaranci. Sulla vasca vi è dipinta la Croce con gemme e corona regale: esprime la fede in Cristo morto e risorto vittorioso, nel quale ognuno viene immerso durante tale sacramento.

Varcando la sopracitata porta denominata San Nicola, in corrispondenza della chiesa, si trova sulla sinistra l’ingresso alla cripta gotica settecentesca. Utilizzata nel periodo natalizio come scenario rappresentativo della Natività durante il presepe vivente, sia come luogo d’allestimento per mostre temporanee.

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Immagine della destinazione
Immagine della destinazione
Pala d'altare della chiesa parrocchiale di San Nicolò di Bari
Immagine della destinazione
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Chiesa di San Nicolo: Descrizione

La chiesa è situata al termine del corso, fa angolo con la piazza del comune ed è completamente isolata su quattro lati con un passaggio sopraelevato che la unisce alla canonica. Di notevole interesse sono le proporzioni delle misure: l’altezza è di 15 metri, la navata misura 18 metri di lunghezza e 9 metri di larghezza; l’abside misura 6 metri di larghezza ed il raggio è di 3 metri. Il tutto è stato concepito per multipli di tre che, oltre a dare un senso di proporzione perfetta, conferiscono all'edificio una bellezza esemplare, un gioiello del nuovo stile architettonico neoclassico che si stava diffondendo.
San Nicolò presenta un’unica navata con due nicchie lungo i lati, lesene, balconi e presbiterio leggermente rialzato con abside. Nell’intervallo tra le due cappelle, iscritto tra due lesene, sono inseriti da un lato il pulpito, e dall’altro un coro, ornati con festoni. I due lati della navata sono perfettamente speculari. Le lesene con capitelli corinzi sorreggono l’architrave, sporgente come nella facciata.
La volta a botte della copertura e il catino absidale sono segnati da costoloni e interrotti da unghie per consentire l’apertura di finestre.
La trabeazione che, circa a metà altezza, corre lungo tutto il perimetro interno della chiesa, permette di accedere alle finestre: si osserva che la misura interna dell’altezza equivale al doppio della larghezza e proprio per questo accentuato sviluppo verticale la luce ha un ruolo determinante. In corrispondenza del portale di accesso si trova una balconata con profilo mistilineo che ospita l’organo; lo stesso profilo si ripete lungo il gradino che separa il presbiterio dal piano di calpestio, più basso, della navata. Il motivo decorativo della linea concava-convessa-concava, è un’eredità dello stile barocco, ma assume connotati propri nel Settecento, con un andamento più sinuoso. La ricchezza decorativa dell’interno della chiesa è resa anche dalle numerose finiture a stucco e dalla superficie delle lesene che riproduce le diverse venature del marmo. Questo abbondare di elementi decorativi, il gusto del disegno, lieve e diffuso, il modellare la materia in elementi apparentemente delicati, e il far ricorso a tecniche che imitano perfino alcuni materiali, un tempo impiegati realmente, sono tutti caratteri dell’architettura settecentesca.
La balaustra del presbiterio ha un movimento ondulato, simile ma opposto al parapetto del coro maggiore con l’organo, il cui piano di calpestio è sulla metà compresa tra la pavimentazione della chiesa e la trabeazione. Il coro maggiore, così come i due cori in corrispondenza dei due ingressi laterali, è sorretto da colonne.

  • Facciata e volume esterno
    • All’esterno la chiesa si presenta come un grosso parallelepipedo, costretto tra le vie del paese; materiale dominante è il laterizio, con il quale vengono realizzate tutte le superfici murarie lisce dei fronti laterali, contraddistinti soltanto dalle bucature strombate delle finestre e da una cornice che segue tutto il perimetro e gli elementi decorativi della facciata. Nel fronte, il gusto per il rilievo volumetrico è piuttosto accentuato ed è così che la facciata acquista una certa imponenza proprio grazie all’elevazione verticale; questa verticalità è interrotta, e al contempo accentuata, da un insieme di cornici sostenute, apparentemente, da sei lesene della parte basamentale della chiesa. Qui si aprono due nicchie a forma di piccole absidi e il portale di accesso; nella parte superiore, con la finestra centrale, continua il motivo delle lesene, ridotte però a quattro, che culminano in un frontone molto plastico.
  • Pavimenti e pavimentazioni
    • La nuova pavimentazione è stata realizzata con elementi di cotto fatti a mano di dimensioni cm 22 x 22, anche nel presbiterio. La gradinata esistente è invece in gessite.
  • Pala altare maggiore
    • La “Madonna con Bambino e Santi”, opera di Antonino Sarti, è un olio su tela di dimensioni cm 258 x 150, del 1603. E’ la prima opera conosciuta di Antonino Sarti che la firma nel 1603. Nel 1725 il vescovo Fonseca registra la presenza della pala d’altare “tra le due colonne che in mezzo alla chiesa sostengono la volta presso il muro”. Della vecchia chiesa si salva soltanto questa Pala che verrà di nuovo collocata sopra l’altare principale. Il tema del quadro è una sacra conversazione a cui partecipano in primo piano i Santi titolari inginocchiati in posizione speculare tra loro. La luce radente che da sinistra sale verso la Vergine e scivola sul viso di San Nicola consente all’artista di indugiare sugli effetti screziati del velluto amaranto sapientemente panneggiato e sull’evidenza proclamata dei bianchi. Portata in alto da un basamento marmoreo, si offre la Vergine in posizione eretta secondo un modello iconografico che si era diffuso con grande fortuna nel repertorio contro riformato. In posizione eccentrica rispetto all’asse mediano figura il Bambino che porge una rosa ad un San Francesco che accenna con le dita alla Trinità.