Poggio San Marcello
Dettagli
Poggio San Marcello è un piccolo comune italiano situato nella provincia di Ancona, nella regione delle Marche. Questo pittoresco villaggio è conosciuto per il suo incantevole paesaggio rurale, l’architettura storica e l’atmosfera tranquilla. Offre uno scorcio sulla vita tradizionale del villaggio italiano, con strette strade acciottolate, edifici storici e viste mozzafiato sulla campagna circostante. La zona è anche rinomata per la sua cucina locale e il vino, rendendola una destinazione deliziosa per coloro che sono interessati a sperimentare l’autentica cultura e gastronomia italiana.
Poggio San Marcello, situato nella regione delle Marche in Italia, è immerso in un contesto territoriale ricco di caratteristiche distintive:
Geografia e Paesaggio: Il villaggio è situato in un’area collinare, tipica della regione delle Marche. Questo paesaggio è caratterizzato da dolci colline, campi coltivati e aree boscose, offrendo una vista panoramica e pittoresca.
Storia e Cultura: La regione delle Marche è ricca di storia, con influenze romane, medievali e rinascimentali. Poggio San Marcello, come molti villaggi della zona, conserva questa eredità storica, visibile nella sua architettura e nelle sue tradizioni.
Agricoltura e Viticoltura: La presenza di vigneti e uliveti è un tratto distintivo del paesaggio, e la produzione locale include vini DOC e DOCG.
Prossimità al Mare: Poggio San Marcello non è molto distante dalle coste. Questo offre la possibilità di combinare l’esperienza rurale con visite alle spiagge e ai borghi costieri.
Arte e Artigianato: L’area è anche nota per il suo ricco patrimonio artistico e artigianale, con molte città e villaggi che ospitano opere d’arte, artigianato tradizionale e festival culturali.
Turismo Sostenibile: Il territorio ha un forte impegno verso il turismo sostenibile, con un’enfasi sulla conservazione del paesaggio naturale e culturale e sull’offerta di esperienze autentiche.
Accessibilità e Connessioni: Anche se Poggio San Marcello è un villaggio piccolo e tranquillo, è ben collegato con le città più grandi della regione, rendendolo accessibile per i turisti.
In sintesi, Poggio San Marcello gode di un contesto territoriale che mescola bellezze naturali, ricchezza storico-culturale, tradizioni enogastronomiche e un’atmosfera rurale autentica, facendolo un luogo ideale per i visitatori che cercano un’esperienza italiana autentica e diversificata.
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Da una riflessione di
Reperti archeologici testimoniano la presenza umana nel territorio di Poggio San Marcello sin da tempi antichissimi. Negli anni '50, durante la sua permanenza a Poggio San Marcello, Padre Luigi Agostino Grazzi, missionario Saveriano e profondo conoscitore di storia, fece importanti ritrovamenti archeologici, in particolare la più antica fu il ritrovamento di una tomba di guerriero piceno con suo corredo militare che testimoniano la presenza - in questo territorio – della presenza umana fin dal 500 a.c. Esistono, inoltre, le prove del perdurare della vita durante l'impero romano ed anche nei primi secoli del cristianesimo, come testimoniano tegole di copertura fognaria di epoca romana e alcune tessere paleocristiane rinvenute casualmente nel 1956 durante i lavori di ristrutturazione della rete fognaria all'interno della cinta muraria del castello.
Le origini del Castello si devono far risalire al XIII secolo.
Dopo l’anno mille era presente una "villa", ovvero un agglomerato di abitazioni, sotto giurisdizione feudale del vescovo di Jesi. Le testimonianze degli insediamenti monacali sono tuttora visibili dalla piccola chiesa di San Marcello al Poggio di stile romanico: al suo interno è stato dipinto l'affresco di una crocifissione risalente al 1400 (ora restaurato ed esposto nella chiesa parrocchiale); la chiesa di Santa Maria del Monte (a qualche chilometro dal centro abitato di cui, dall' archivio vescovile, si ha notizia fin dal 1200. A poca distanza nella collina più in basso venne costruita una chiesa dedicata a San Nicolò da Bari e la cui Cripta Gotica è ancora conservata. Queto edificio fu il primo a costituire il futuro Castello risalente anch'essa al 1300.
In questo periodo storico la diocesi di Jesi ha già una organizzazione ecclesiastica. Il territorio della Vallesina è suddiviso in 7 pievi. Poggio San Marcello faceva parte della pieve di Montecarotto, la più estesa della diocesi, con 12 chiese parrocchiali e comprendeva glia attuali territori di Castelplanio, Rosora, Poggio San Marcello e Montecarotto.
Nel 1261 il Castello di Poggio San Marcello è citato come una realtà urbana già consolidata e fortificata e risulta feudo del vescovo di Jesi.
Nel documento del 1261viene trattata la vertenza tra il vescovo di Jesi, feudatario di Poggio San Marcello ed il comune di Jesi che stava avanzando pretese nel controllo del contado in Vallesina. Nella difesa il vescovo sostiene di aver acquistato il castello la sua corte e la terra da un Ageruno o Agruino. Sappiamo dunque che Poggio San Marcello ha avuto un Signorotto (dominus loci) feudatario del castello e delle sue terre.
Entra nell'orbita del comune di Jesi nel 1301 Dopo lunghe lotte per l’affrancamento il vescovo decise di vendere il castello al libero comune di Jesi. Da quel momento Poggio San Marcello entra a far parte del contado di Jesi fino alla sua definitiva estinzione con l’unità d’Italia... La sua soggezione alla potente città della valle è documentata da un importante documento del 1530 è documentata l’antica tradizione della cerimonia di presentazione del pallio di San Floriano, gesto di obbligata riverenza e sottomissione alle magistrature del contado mai sopportato e superato dai castelli del contado. Si tratta della più antica pergamena che attesta la presentazione del tradizionale palio da parte del Castello alla città dominante, in occasione della festa di San Floriano, protettore di Jesi.
Nei secoli centrali dell'età moderna, Poggio San Marcello segue le sorti di Jesi, e dello Stato Pontificio, di cui riconosce il dominio diretto anche se la città concede una certa autonomia alle varie comunità del suo Contado, che si concretizza in vere e proprie magistrature cittadine. Di queste, anche a Poggio San Marcello vi è testimonianza nei locali archivi storici. Il Comune viene annoverato nell'ambito dello Stato jesino fino alla caduta dell'"Ancien Regime" nelle Marche, conseguente all'invasione napoleonica di gran parte dei territori che costituivano lo Stato pontificio. Intensissima fu la vita durante i secoli 1600 e 1700, ce lo testimoniano le belle costruzioni all'interno delle mura castellane:
Il santuario della Madonna del soccorso e l’apertura della porta omonima ad su ovest nel 1646;
La chiesa Parrocchiale di San Nicolò da Bari costruita ex novo a partire dal 1763 su disegno di Nicola Maiolatesi e con la supervisione di Mattia Capponi;
il Palazzo Comunale edificato nel 1772 su progetto di Andrea Vici di Rocca Contrada (ora Arcevia);
la torre civica del 1755,
Il campanile del Santuario della Madonna del Soccorso del 1785 di recentemente restaurato.
Il palazzo comunale ospita il piccolo teatro ricavato al piano superiore nel 1877, presenta un soffitto affrescato da Giovanni Renzi con belle decorazioni.
Con l’unità d’Italia il grande fermento ideale e politico porta alla costruzione dell’acquedotto nel 1889, uno dei primi tra i comuni limitrofi. Fino ad allora la popolazione attingeva acqua ad alcune sorgenti (fonti) dislocate fuori dalle mura castellane. Un’importante fabbrica di laterizi presente già nel ‘700 partecipò alla fornitura dei mattoni per il nuovo campanile di San Marco a Venezia nei primi del 900.
La comunità perse l’autonomia amministrativa nel 1808 durante il regime napoleonico e nel 1926 durante la dittatura fascista. In entrambi le situazioni viene aggregato al comune di Castelplanio.
Tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 viene dato un nuovo volto al paese con la realizzazione della piazza fuori dalle mura, abbellita con la fontana inaugurata nel 1889 a coronamento del nuovo acquedotto; fu costruito il palazzo delle scuole ed il nuovo ospedale poi divenuto Istituto dei Missionari Saveriano dal 1926 al 1956.
Un tributo in vite fu sacrificato nella Prima guerra mondiale, per cui dopo la fine della grande guerra venne innalzato il monumento ai caduti in piazza Giacomo Leopardi.
Poggio san Marcello si trova al passaggio del fronte e contribuisce con la perdita di altri sacrificati per la libertà, tra questi ricordiamo Tarcisio Tassi partigiano della formazione partigiana dei patrioti della Brigata Maiella e i militari come Pompeo Venanzi morto a Lubiana dopo l’armistizio del 1943.
Finalmente segue l’avvento della Repubblica Italiana. Il paese come tutta l’Italia risorge dalle rovine della tragedia e nel 1947 è stato ricostituito come comune autonomo.
Nei decenni che seguono assistiamo al fenomeno dello spopolamento, dovuto alla fuga dalle campagne e dalla mancanza di lavoro per gli abitanti del centro abitato. Il fenomeno dell’emigrazione si è diretto verso città italiane, soprattutto Roma e i paesi europei: Belgio, Francia, Germania e Svizzera. In particolare, molti Poggiani emigrarono in Belgio come minatori nelle miniere di carbone. Nel dopoguerra gli abitanti erano circa1880 oggi sono appena 650.
La battaglia di Montecarotto
La scaramuccia aveva infatti galvanizzato i reparti tedeschi che si diressero alla riconquista di Montecarotto, protetti da una spietata copertura di fuoco. Gli ufficiali inglesi “Lamb” (un nome di copertura in quanto probabile militare dei servizi segreti britannici) e Lesley Filliter incoraggiarono gli assediati a non arrendersi. Giunse in soccorso della resistenza il XIII plotone di stanza a Poggio San Marcello ma durante la trasferta cadde la guida Tarcisio Tassi, mentre il resto del plotone dovette fare marcia indietro, tranne sette uomini che riuscirono comunque a raggiungere l'ospedale gettandosi nella mischia tedesca.
Gioco della ruzzola
Che si tratti di un gioco di tradizione antichissima lo dimostrano più che i pochissimi documenti storici, la vastissima diffusione che aveva in tutta Italia fino ad appena 50 anni orsono, quando l’industrializzazione e l’abbandono delle campagne hanno portato a trascurare uno sport, che sempre è stato considerato gioco non nobile, perché praticato dalle categorie più umili della popolazione. Secondo alcuni non è esagerato pensare che il gioco della ruzzola possa avere origini etrusche. Sicuramente a fine impero romano il gioco era praticato; infatti nella tomba di un bambino è stata rinvenuta una ruzzola con lo spago. Il documento storico più significativo, che dimostra la diffusione di questo sport, in modo particolare nella zona del Fermano, è un decreto che ne vieta la pratica sulle strade principali del paese. A S. Elpidio a Mare infatti nel 1571 fu stampata una raccolta di decreti (“Statutorum ecclesiasticae terrae Sancti Elpidii volumen”), disposizioni che gli esperti ritengono risalire, in molti casi, anche ad alcuni secoli precedenti. Al libro IV, rubrica 88, tali statuti (che sono in latino) recitan “A nessuno sia lecito giocare a ruzzola o a formaggio ad rotulam vel caseum per le strade interne alla nostra terra (all’abitato) sotto pena di 4 libbre di multa per ciascuno ed anche fuori di detta terra, per le vie che conducono a S. Maria del Gesù dell’Osservanza e a S. Agostino Vecchio, sotto pena di 40 soldi per ciascuno. Chiunque sporgerà denuncia si guadagnerà un quarto della multa e gli sarà creduto sotto giuramento.” Già 500 anni fa i giocatori di ruzzola avevano problemi con i tutori dell’ordine; non c’erano allora le automobili, è vero, ma non c’erano neppure le belle strade asfaltate di oggi e la tentazione di qualche tiro sul bei viale selciato dei frati doveva essere forte
Dalle Aie Contadine alle Rievocazioni Storiche: La Trebbiatura come Cuore della Tradizione e Identità Rurale di Poggio San Marcello e delle Marche.
Il legame indissolubile tra Poggio San Marcello e la sua terra è evidente fin dalle prime documentazioni sull'uso del suolo. Già nel XVII secolo, le "Cozze," terre comunali situate vicino alle mura del castello, erano destinate al pascolo del bestiame degli abitanti, nonostante i divieti. Questo dettaglio non è un semplice fatto aneddotico, ma rivela come, anche all'interno di un contesto fortificato e difensivo, le attività agricole fossero intrinsecamente legate alla sopravvivenza e all'economia della comunità. La dipendenza dalla terra e dalle sue risorse ha plasmato l'identità del borgo attraverso i secoli, dimostrando una notevole continuità e capacità di adattamento delle pratiche umane al proprio ambiente. L'agricoltura non è stata solo un'attività economica, ma una forza plasmatrice che ha definito il carattere e lo sviluppo dell'insediamento.
La Vallesina, la fertile valle del fiume Esino in cui si inserisce Poggio San Marcello, ha guadagnato nei secoli la reputazione di "granaio dello Stato Pontificio". Questa denominazione, sebbene suggestiva, potrebbe suggerire una monocultura cerealicola, ma l'analisi storica rivela un paesaggio agricolo ben più ricco e diversificato. Se è vero che la cerealicoltura, in particolare la coltivazione del grano, ha dominato e si è intensificata a partire dal XIV secolo, arrivando a coprire oltre il 50% della superficie catastale delle Marche alla fine del XIV secolo , la realtà contadina della Vallesina era caratterizzata da una complessa policoltura.
La trebbiatura, l'operazione cruciale di separazione del chicco di grano dalla spiga, ha subito una profonda evoluzione nel corso dei secoli, pur mantenendo per lungo tempo tecniche immutate. Per centinaia di anni, e fino oltre la metà del Novecento, le pratiche di trebbiatura nella regione Marche rimasero sostanzialmente quelle tramandate dall'epoca romana, come testimoniato dagli scritti di Columella.
La stagione della trebbiatura trascendeva la mera dimensione del lavoro agricolo per assumere un profondo significato sociale e culturale. Era un periodo di intensa attività collettiva, caratterizzata da un forte senso di mutuo aiuto tra le famiglie contadine. Il lavoro, sebbene estenuante, si trasformava in un'occasione di aggregazione per l'intera comunità.
Poggio San Marcello si impegna attivamente nella conservazione del suo patrimonio agricolo attraverso rievocazioni storiche annuali della trebbiatura, in particolare la "Trebbiatura a fermo" (trebbiatura stazionaria). Numerosi video documentano questi eventi dal 2014 al 2023, mostrando sia la mietitura meccanizzata che l'allestimento delle trebbiatrici d'epoca. Queste rievocazioni non sono semplici esibizioni nostalgiche, ma eventi culturali vivaci che riportano in vita il passato.
I. Introduzione: Poggio San Marcello – Una Terra Forgiata dall'Agricoltura
II. Il Paesaggio Agricolo di Poggio San Marcello e della Vallesina
III. L'Evoluzione dei Metodi di Trebbiatura
IV. La Trebbiatura come Evento Comunitario e Culturale
V. Preservare l'Eredità: Rievocazioni e Musei
VI. Conclusione: Lo Spirito Duraturo della Terra

Chatgpt del 18/02/2025
Poggio San Marcello è un piccolo comune situato nella provincia di Ancona, nella regione Marche, a circa 35 chilometri a sud-ovest di Ancona. Il borgo sorge su una collina sulla sinistra del fiume Esino, offrendo panorami suggestivi delle colline circostanti.
Il centro storico conserva elementi medievali, tra cui antiche mura con torri e due porte principali: Porta San Nicola e Porta del Soccorso, quest'ultima sormontata dallo stemma del Comune di Jesi. Le strade principali, Corso Tarcisio Tassi e Via Corriola, attraversano il borgo in un caratteristico schema a forma ovale.
Tra i luoghi di interesse da visitare a Poggio San Marcello:
Santuario della Madonna del Soccorso: costruito nel XVII secolo, presenta una facciata neoclassica con nicchie contenenti statue di santi e finestre a sesto acuto. All'interno si trovano altari seicenteschi e una statua lignea della Vergine.
Chiesa di San Nicolò da Bari: edificata nel XVIII secolo su progetto dell'architetto Andrea Vici, custodisce un affresco del XVI secolo raffigurante la Crocifissione.
Palazzo Comunale: costruito nel 1772, ospita al suo interno un teatro e una sala consiliare finemente affrescata.
Castello e Cinta Muraria: resti delle fortificazioni risalenti all'inizio del XVI secolo, che testimoniano l'importanza strategica del borgo nel passato.
Per gli amanti del vino, la Cantina Sartarelli offre degustazioni e visite guidate, permettendo di scoprire i sapori autentici della regione.
Se stai pianificando una visita, Poggio San Marcello offre diverse opzioni di alloggio, tra cui appartamenti e case vacanza disponibili su piattaforme come Airbnb.
Per ulteriori informazioni sugli eventi locali e le attrazioni turistiche, è possibile consultare il sito ufficiale del turismo delle Marche.
Poggio San Marcello rappresenta una destinazione ideale per chi desidera immergersi nella storia, nella cultura e nelle tradizioni enogastronomiche delle Marche, lontano dalle mete turistiche più affollate.











